La mia infanzia è trascorsa felice e spensierata, nulla sembrava spaventarmi. Ricordo ancora quando, insieme alla mia cara amica di avventure Carla, volevo girare il mondo servendomi solo di un paio di pattini che mia sorella mi aveva regalato visto che a lei stavano un po’ troppo stretti. Avevo un carattere ribelle, non ero indisciplinata ma mi sentivo prigioniera di un epoca alla quale non appartenevo. Ciò che più mi affascinava era viaggiare, incontrare persone di ogni etnia, pronta ad ascoltare ogni loro storia, a carpire ogni emozione e sensazione per farla subito mia con l’immediata consapevolezza che ogni storia letta e raccontata è una vita nuova regalata. Ho sempre creduto molto nell’amicizia, è un sentimento che non ha età, è un arricchimento di noi stessi, la necessità di sentirsi utili e di sapere che del nostro cammino abbiamo lasciato traccia. Da essa ho tante gioie. Ho imparato con il tempo ad accettare le mie debolezze, a credere un po’ meno negli altri perchè sono fermamente cosciente che l’unica persona che ci può comprendere, accettare, difendere ed aiutare fa parte di noi stessi. Credo anche che un sentimento come l’amicizia non abbia spazio per l’egoismo anche se in tutti noi vi è una piccola quantità di sano egoismo che ci tutela in caso di minaccia.

Quando mi trasferii negli Stati Uniti provai un senso di libertà, era come leggere ogni giorno la pagina di un libro del quale non conoscevi il titolo e solo alla fine saresti riuscito a dargliene uno. E’ stata un’esperienza fantastica. Gente, clima, abitudini, dialetti completamente differenti, esperienze che altrimenti non avrei mai fatto delle quali conservo ogni particolare. Il piccolo mondo al quale la mia cara famiglia mi aveva abituato era completamente diverso, era fatto di sole certezze e pianificazioni.

E poi il Brasile, mai come in quel solare e festoso paese sono riuscita a comprendere il valore della vita, l’importanza nell’essere umili, nel considerare più che noi stessi coloro che ci sono accanto e dai quali molto possiamo imparare.

Tutto ciò che ci circonda eventi, calamità, emozioni situazioni sia che ci coinvolgano direttamente o indirettamente, volenti o nolenti ci cambiano, modificano il nostro percorso di crescita e di relazionarci con il prossimo. Diventiamo più sensibili, intolleranti, aggressivi, vulnerabili. Spesso non ci accorgiamo del brutto o del bello eppure è davanti ai nostri occhi ma scegliamo di non vedere. Quale sentimento è questo? Certo non è amore piuttosto si tratta di insano EGOISMO .   Siamo troppo presi dal nostro “ego”. Questa è diventata la società nella quale viviamo:

- Cosa raccontare ai nostri figli? Come spiegare che i sani principi ed i valori con i quali li abbiamo cresciuti sono oramai cosa rara ed anche se tutta la violenza e la cattiveria che ci circonda ci fa credere il contrario, l’Amore verso gli altri e verso noi stessi è l’unico sentimento in grado di renderci veramente liberi e felici?

Cari lettori ed amici,

sabato è stato per me un momento molto emozionante, non si è trattato di una semplice presentazione, vi erano tanti amici cari, persone con le quali da molto tempo non avevo più contatti, semplici lettori di passaggio, un atmosfera calda e familiare ci avvolgeva.

Devo ringraziare tutti voi,

Grazie alla mia cara amica e collega Rita Ciucci

che con la sua introduzione

mi ha riportata indietro ad antichi ricordi carichi di significato;

Grazie alla dolcissima Carla De Rose,

amica sincera e leale,

con la quale mi confronto in una realtà 

diversa da quella lavorativa ma

senz'altro più impegnativa ed altrettanto gratificante:

quella di essere madre.

L'amore per le sue creature è cosa straordinaria

l'amicizia che ci lega è cosa rara.

 

Adesso il mio GRAZIE va alla

LIBRERIA VELITTI,

al caro Aldo, alla Sig.ra Emanuela

e a tutto lo staff, 

con professionalità, disponibilità ed affetto

mi hanno regalato un pomeriggio indimenticabile,

nulla è stato lasciato al caso.

Agli scrittori emergenti dico:

la vostra prima presentazione fatela in una libreria

che veramente ci mette il CUORE.

 


Cari Amici… cari Lettori,

       mi piace definire questo romanzo autobiografico “Il sentiero dei Sogni mai Infranti” come un inno alla vita. Probabilmente queste emozioni, riportate in questo breve racconto nella loro semplicità più vera, sono cresciute in me come un piccola fiamma si trasforma in un fuoco corposo, impetuoso e possente. Ho sempre visto il bello in tutto ciò che mi circondava. Fin da bambina ho avuto la sensazione di non gustare in pieno ogni istante, mi chiedevo per quale motivo non si potesse vivere anche di notte quando le luci si spengono, le attività si interrompono, ed un silenzio quasi irreale ci avvolge. Si arriva, dopo un lungo cammino, ad un punto in cui si sente il bisogno di guardarsi indietro e cercare di capire : “che cos’è per noi la vita”.

Ecco per me la vita è il dono più grande che può essere fatto ad un individuo, la gioia si alterna al dolore, la tristezza alla felicità, l’amore all’odio, la stima alla compassione ma tutto questo ci rende vivi, vulnerabili, parte di un mondo che ci lega sempre più a sé. Ogni istante del nostro cammino scorre inesorabilmente senza sosta aggiungendo un anello dietro l’altro fino a formare una catena fatta di affetti, emozioni, ricordi, bisogni ai quali rimaniamo legati artificiosamente.

La vita è un connubio di emozioni che mi investono, mi travolgono lasciandomi ogni volta stremata . E’ come tuffarsi in un mare cristallino nel quale potrebbe esserci null’altro che acqua ma più ci muoviamo in questa immensità, più andiamo in profondità scopriamo un universo del quale non possiamo far a meno, del quale ci nutriamo come un bimbo si nutre del latte materno. Un bisogno fisico, mentale, spirituale che ci permette di divenire linfa per coloro che entrano a far parte del nostro mondo e dei quali non possiamo fare a meno, dei quali noi stessi ci nutriamo.  In questo gioco delle parti vi è il bisogno di amare e di essere amati, di lottare, di perdonare, di giocare, di capire ma anche di sognare.

Un padre, una madre, un uomo amorevole e comprensivo, due angeli puri e sinceri pensi sempre di aver abbastanza tempo per poter dire loro quanto li ami, per potergli manifestare le gioie che ti danno. Ma il tempo scorre ed all’improvviso ti trovi a dover accettare che ne hai sprecato troppo in pianti e vittimismi negandoti la possibilità di donare tutto il tuo essere, tutto il tuo Amore.

Ho promesso a me stessa che non sarà mai così….

                                                                       

                                                          Eleonora Turrini

 

 

 

 

Una giovane ragazza, tanta voglia di fare, vedere, assaporare.

L'amore per la scoperta, i viaggi entusiasmanti nei più remoti luoghi degli States,

il profumo penetrante della foresta brasiliana,

il rumore dolce ma al contempo pungente delle onde che si infrangono negli scogli di Arpoador.

I ricordi del focolare domestico, l'amore incondizionato per un padre meraviglioso ed una madre dolcissima.

Un romanzo autobiografico che induce a riflettere sulla realtà attuale:

cosa raccontare ai nostri figli?

Come spiegare che i sani principi e i valori con i quali li abbiamo cresciuti sono oramai cosa rara e,

anche se tutta la violenza e la cattiveria che ci circondano ci fanno credere il contrario,

l'amore verso gli altri e verso noi stessi è l'unico sentimento in grado di renderci veramente liberi e felici?

 

 

 

https://www.kimerik.it/Home.asp


Intervista all’autrice

Del “Il sentiero dei sogni mai infranti”

A cura di

Rita Ciucci e Carla De Rose

 

 

 

1)      Cosa ti ha spinto a scrivere questo libro?

 

“ Dopo un lungo percorso di crescita interiore ed intellettuale, ho sentito la necessità di fermarmi ad osservare: ho sentito la necessità di comprendere ciò che sono e ciò che volevo ancora dare, lasciare di me alle persone care. Spesso mi è capitato di riflettere sul ruolo dei miei genitori. Come era mia mamma da ragazza, come affrontava le difficoltà, quali incertezze, timori la condizionavano, cosa significava per lei amare. Mi sarebbe piaciuto vedere i miei genitori con occhi diversi. Ecco che dentro di me prende corpo l’idea di raccontarmi, la volontà di lasciare un ricordo tangibile alle persone che amo: sappiamo che il tempo è un ottima cura per cicatrizzare le ferite che ci sono state inferte, ma il tempo porta anche a dimenticare momenti, emozioni che pure sono penetrati in noi con grande forza. Crediamo, erroneamente, di aver abbastanza tempo per amare, gioire e soprattutto dimostrare i nostri sentimenti a coloro che amiamo, rimandiamo sempre, diamo tutto per scontato e spesso veniamo catturati dal vortice della routine che ci impedisce di vivere realmente, intensamente ogni istante dando il giusto peso a cose e situazioni.

All’improvviso qualcosa accade e ci rendiamo conto che il tempo a nostra disposizione è finito, non vogliamo accettarlo ma è proprio così, siamo arrivati al traguardo del nostro percorso di vita.

Allora quanti rimpianti, quanti “perché” invadono la nostra mente, quante cose vorremmo dire o fare per coloro che amiamo ma non ci è data un’altra possibilità. Io sono convinta che se riuscissimo a non dare tutto per scontato, a non perdere tempo in inutili rancori e vittimismi, a concentrarci sul valore della vita forse, quando giungerà anche per noi quel momento di non ritorno, saremo sinceramente sereni e sicuri di aver regalato tutto ciò che era nelle nostre possibilità ogni istante della nostra esistenza. Le persone che amiamo non saranno più per noi l’unica ancora alla quale aggrapparci come se potessero allontanare il dolore che ci consuma. Diventeranno parte della nostra gioia di vivere, di farcela.

Quindi se in primo luogo c’è stato in me il desiderio di raccontarmi lasciando un segno tangibile del mio percorso capace di andare oltre la memoria, in secondo luogo mi sono trovata a fare i conti con una realtà che ritenevo non potesse mai essere la mia, perlomeno non adesso. Ecco questo evento, di cui parlerò in questo romanzo, sarà la forza trainante che mi ha portato ad aprirmi e condividere tali emozioni.”

 

 

 

 

2)      Il titolo : perché parli di “sogni mai infranti”?

 

“I miei sogni di bambina, di adolescente, di donna, in realtà non si sono mai infranti, molti si sono avverati, altri mi hanno regalato molto più di quanto sperato, e per quei pochi rimasti aspetto fiduciosa. Ma sono sogni che prendono forma e corpo dal nostro animo, sono sogni che in ognuno di noi possono trovare realizzazione. Vivere è come tuffarsi in un oceano di emozioni dove ad un primo sguardo non vi è null’altro che acqua ma più ci muoviamo in tale immensità, più andiamo in profondità scopriamo un universo del quale non possiamo fare a meno, del quale ci nutriamo disperatamente. “

 

 

 

3)      Abbiamo notato che in questa tua autobiografia volutamente hai deciso di omettere dei personaggi che in realtà, sono parte integrante del tuo percorso di crescita ed appartenenti alla tua sfera affettiva. Perché?

 

“ Innanzitutto credo sia molto importante comprendere che quando si parla di noi stessi, qualsiasi implicazione, giudizio non fa altro che riflettere ciò che siamo, che vogliamo essere, non si può cadere in un errore di giudizio. Quando i nostri orizzonti si concentrano su un altro individuo tutto diventa molto più complicato, più complesso:

chi ci può garantire che ciò che pensiamo, ciò che scriviamo sia realmente l’”essenza”di quel individuo? Quale presunzione nel disegnare, nel descrivere, in tutte le sue sfaccettature una persona diversa da noi stessi. Ricordiamo che spesso abbiamo difficoltà a conoscere la parte più profonda di noi quindi qualunque descrizione, racconto che avrebbe coinvolto le persone a me più care come mio marito Giovanni o i miei figli non sarebbe stata all’altezza, non avrebbe potuto riflettere in maniera adeguata questo grandissimo sentimento. Consideriamo anche che in questo romanzo si percorre la storia di una giovane ragazza il cui approccio alla vita è privo di pregiudizi, una sete di conoscenza l’assale, una desiderio di mettersi in gioco, la necessità di vedere sempre il bello anche là dove vi è grande difficoltà trovarlo. Queste emozioni non riguardano nessun’altro all’infuori della protagonista, sono riflessioni interiori che nascono indipendentemente dal condizionamento affettivo .”

 

 

4)      Ritieni di aver manipolato i tuoi ricordi in questa autobiografia?

 

“ I personaggi che vengono citati sono reali e le loro storie vissute realmente accadute. Il rapporto meraviglioso con mio padre, la dolcezza ma al contempo tenacia trasmessami da mia madre hanno fatto di me sicuramente una persona positiva e serena, l’incontro con la mia cara amica nonch’è collega Dr.ssa Rita Ciucci (un rapporto che va avanti oramai da 15 anni ed alla quale non riesco ancora a dare del Lei), Clark e Sally due bambini meravigliosi, Charlie e Carol, gli infermieri del reparto oncologico dell’IFO di Roma, Corrado Ferrari, Elio, la mia cara amica Claudia Del Vecchio, che purtroppo oggi non è qui presente ed alla quale auguro di rimettersi al più presto sono tutte persone che hanno avuto ed hanno un ruolo importante nella mia vita ed alle quali devo molto. “

 

 

5)      Cosa vorresti che questo romanzo lasciasse nell’animo, nella mente dei tuoi lettori?

 

“ Mi piacerebbe riuscire a regalare qualche istante di serenità, indurre alla riflessione:

quando apriamo gli occhi la mattina ed un nuovo giorno ci viene regalato non sappiamo di quali emozioni ci possiamo arricchire, gioie, dolori, sofferenze, non ha importanza in realtà. Ciò che mi fa gioire è la consapevolezza di esserci, di far parte di esso.

Allora ecco la voglia di far sì che non ne venga sprecato neppure un istante.

Vorrei regalare un sorriso e soprattutto far comprendere che le difficoltà si possono superare o perlomeno affrontare con positività e fiducia.

Ricordo quando la mia cara amica Luisa mi chiamò per dirmi che aveva scoperto di avere un tumore al seno. Ricordo la mia totale incapacità di affrontare la situazione e di rassicurarla, ero terrorizzata solo nel pronunciare quella parola “carcinoma”. La consideravo spacciata , la mia totale ignoranza riguardo questa malattia mi faceva credere al peggio. Da una parte vi era la sofferenza per lei, mamma di due bambini, come poteva sentirsi all’idea di non riuscire a sconfiggere questo male. Dall’altra parte la felicita, in pieno egoismo, di non essere io a vivere quel dramma. Ho avuto modo, con il tempo di comprendere che la paura per ciò che non conosciamo spesso ci fa agire nel modo sbagliato. Non vi è la volontà di ferire coloro che amiamo piuttosto vi è l’incapacità di affrontare il dolore.

Quindi ecco l’importanza di scoprire una grande amica, quella parte di noi stessi che mai consideriamo, che è quieta dentro di noi, l’unica in grado di comprenderci ed aiutarci veramente.”

 

 

6)      La tua necessità di scrivere nasce e muore con questo romanzo autobiografico o vi è in tè ancora la volontà di raccontarti?

 

 

“ Si nasce con questo romanzo autobiografico ma non muore con esso. Sono impegnata nella stesura del mio secondo romanzo la cui storia e i personaggi non sono reali ma fatti e situazioni assolutamente si. Non mi è concesso dire nulla riguardo alla stesura”.

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