Caro "Nonno",

il fatto che non sia mai riuscita a chiamarla papà la dice lunga sul rispetto e la devozione che ho sempre nutrito verso di lei. 

Poco più che una bambina è entrato a far parte della mia esistenza. Figura eclettica di forte personalità che per me è diventato inizialmente solo un esempio ma con il passare del tempo tutto si è trasformato in qualcos'altro.

Mi sono legata a lei artificiosamente e indissolubilmente con quell'affetto che solo una figlia può provare.

Fonte di ispirazione, un amico, un genitore, un confidente.

Tanti ricordi e sorrisi,  bastava guardarla e a lei bastava guardarmi per comprenderci:
Ai miei occhi sempre è stato un padre come sua moglie una madre, quanto amore!

 

Caro "Nonno",

ho vissuto la sua malattia sulla pelle come un ustione profonda,

ho cercato di alleggerirla, di caricarmi ogni suo pensiero e preoccupazione solo per strapparle un sorriso.

A volte ero terrorizzata, a volte impaurita, a volte arrabbiata ma mai ho potuto esternare le mie emozioni se volevo proteggervi tutti dal dolore dall'incertezza. E starle vicino era l'unico modo per rasserenarmi.

Ma anche in questi momenti il nostro legame mi ha teso una mano:

flashback di 30 anni, "figlia mia ricordati che volere è potere e se vuoi ottenere qualcosa ci devi credere!"

parole dette quando ero poco più che una bambina con l'affetto di un padre che ho custodito gelosamente dentro la mia mente.

Improvvisamente la forza del mare in tempesta mi assale,  scaccio via tristezze e inquietudini, 

e come uno scudo possente continuo a proteggerla ed amarla come una figlia amorevole.

Avrei fatto qualsiasi cosa umanamente possibile per proteggerla da questa sofferenza,

ed anche se il mio amore è immenso non può darle solo felicità come vorrei.

Caro nonno io continuerò ad amarla e a proteggerla, voglio farla sorridere, donarle serenità

ma più di tutto voglio che lei sappia quanto sia speciale per me, quanto le voglio bene.

Non andrò mai via,

mai mi allontanerò da lei e le prometto che cammineremo mano nella mano come solo un padre ed una figlia possono fare.

La vita è meravigliosa caro nonno

Grazie per il suo amore

 

                                                                                                                                                                     Sua figlia

 

 

84 anni di storia....

Ho avuto una infanzia felice, una moglie comprensiva e paziente, due figli meravigliosi e due nipoti onesti seri e devoti. Ero giovane e pieno di speranze quando lasciai Rieti per trasferirmi a Roma, una grande città che già sentivo pulsare dentro di me. La mia prima dimora, un garage in Corso Rinascimento 105, nessuna pretesa, molta umiltà e sacrificio ma ogni mattina guardavo all'orizzonte e già mi sentivo parte di quel mondo meraviglioso. In questo cammino ebbi la fortuna di incontrare Rita, la mia dolce metà che con l'innocenza di una bambina ha creduto in me appoggiandomi in scelte  anche difficile e senza alcuna certezza.

Tanti soli e tante lune sono trascorse da quei giorni lontani. Ho costruito la mia felicità e la serenità della mia meravigliosa famiglia, ho stretto rapporti profondi e non, ho perseguito con dedizione il successo. Ed oggi mi guardo indietro e dico: non è stata poi così male la mia esistenza. Ma oggi, a 84 anni, la mia mente vorrebbe continuare a vivere come quel giovane uomo pieno di energie e fiducia nel futuro mentre il mio corpo si rifiuta di farlo. Tutto accadde improvvisamente, come una saetta nel cuore.

Il mio lavoro mi portava a trascorrere molto tempo in Argentina, viaggiavo ogni mese affrontando la tratta Roma Buenos Aires come se si trattasse di andare a Latina. L'età fino a due anni fa è sempre stata una mera formalità per me. Una colonscopia e tutto il mio mondo si congela. Cancro al retto è stata la diagnosi, mi sono sentito stordito ma ancora non era chiaro in me nulla. Sono sempre stato un combattente e certo non mi sono tirato indietro. La mia famiglia non mi ha lasciato un secondo, fin da subito si è adoperata per trovare le cure più adatte e risolutive, mano nella mano mi hanno accompagnato, la radio, l'intervento con stomia temporanea e la speranza di lasciarmi alle spalle tutto questo incubo. Poco tempo di relativa tranquillità perché chi non c'è passato non può comprendere cosa significhi rinunciare alla propria autonomia fisica anche se tutti ti dicono che è solo questione di abitudine.  "Ma io sono un combattente e tenace" mi sono sempre ripetuto!  I giorni trascorrevano ed io ero immerso in una irreale normalità. Un tarlo mi logorava silente ma io continuavo ad essere più forte e tenace. Un anno dopo, diversi disturbi e disagi, altra diagnosi di cancro al retto localizzato.

Altro intervento con stomia definitiva.  Penso molto, i ricordi innondano la mia mente e a mia nuora spesso racconto momenti del mio passato dei quali avevo totalmente perso traccia. Le giornate diventano interminabili, non ho perso la voglia di combattere ma alcune volte ho sconforto per l'incertezza che sto vivendo. Credo siano emozioni normali, e per questo non mi danno nel volerle cancellare. Ma spesso in me riecheggia la vitalità di quel giovane combattente e speranzoso e mi chiedo perché mi è capitato tutto questo.  

Racconto questi frammenti di desolazione perché non sarei onesto nel nasconderli, mi rendono umano e sincero.  E' giusto però che io ricorda quanto la vita può essere meravigliosa e quanto i nostri affetti diano colore alla nostra esistenza. Arrivare alla mia età ha un privilegio importantissimo: l'esistenza oramai ha molto poco da celare e si gode di piccole cose.  

Sono momenti cupi che tuttavia si alterneranno a momenti fatti di amore e serenità. 

So di non essere solo a combattere questa battaglia, so che non è facile ma so anche che ho voglia di essere felice e vivere oltre gli acciacchi che colpiscono ognuno di noi. Voglio sorridere, scherzare, esultare, voglio svegliarmi e guardare alla giornata con serenità senza tante pretese proprio come quel ragazzo che si trasferì in Corso Risorgimento 105 tanti soli e tante lune fa.  

Mario